Recensione:
Todd Philips (“Starsky & Hutch”) aveva già sperimentato il plot dell'amnesia di baldi giovani in cerca di divertimento con “Fatti, strafatti e strafighe”, ottenendo un blockbuster d'ironia acerba e poco esilarante.
In “Una notte da leoni” quattro amici festeggiano l'addio al celibato di uno di loro a Las Vegas, salvo svegliarsi il giorno dopo senza avere in memoria la benché minima traccia della sera precedente.
Il che potrebbe ritenersi frutto di piacevoli baldorie, se non fosse che i quattro (tre) si trovano una tigre in bagno, un lattante nel ripostiglio, una gallina in salotto e senza il futuro sposo.
La pellicola di Philips può definirsi una delle migliori commedie degli ultimi anni, il cui capolavoro artistico si basa su uno script robusto ma lineare – il plot si snoda ricostruendo gli eventi della nottata tassello per tassello, alla stregua della memoria dei protagonisti – con battute irresistibili e gag azzeccate, interpretate senza eccellenza da un cast semi sconosciuto in cui la vera stella è Mike Tyson, nelle vesti di comparsa.
Ciliegina sulla torta, i titoli di coda: impreziosiscono un prodotto di ottima fattura che, salvo “dimenticanze” da parte di Hollywood, verrà senz'altro ricordato come uno dei film sorpresa dell'anno.