La Horde

La Horde
Titolo originale: The Horde
Produzione: Francia
Durata: 1h 30
Genere: Horror
Regia: Yannick Dahan, Benjamin Rocher
Uscita: 2009-09-07
Attori principali: Eriq Ebouaney, Jo Prestia, Aur�lien Recoing, Jean-Pierre Martins, Claude Perron, Antoine Oppenheim, Yves Pignot, Sebastien Peres
Scheda di Opinioni
Vota il film:

- Voto: 7.0/10 (1 voto)

Commenti


Commenta il film!

Trama:
Un poliziotto viene trovato morto e i suoi colleghi cercano vendetta. Organizzano cos� una squadra e si recano nottetempo nel palazzo in periferia, dove la banda di nigeriani responsabili del delitto svolge le sue attivit�. Una volta entrati i poliziotti finiscono presto nelle mani dei delinquenti, e mentre questi stanno per ucciderli, uno zombie entra nell'appartamento e li aggredisce. Il gruppo decide di unirsi per combattere l'invasione e rimandare le ostilit� nel tentativo di uscirne vivi.
Recensione:
Il film di zombie � da sempre un terreno fertile per sottotesti sociologici e polemiche visioni del lato consumista di una societ� spesso poco attenta nei confronti delle frange pi� deboli. In questo caso la polemica � incrociata col disagio reale delle banlieue parigine, da anni al centro delle cronache per fatti di sangue e guerriglie urbane, che avvengono a pochi passi dal mondo patinato di una delle pi� belle capitali europee. La periferia parigina si configura quindi come un territorio di caccia da parte di malavitosi, che trovano tra gli immigrati ai margini di una societ� che li rifiuta, materiale umano dotato della necessaria famelica disperazione che spesso induce su strade sbagliate. La Horde del film � un gruppo di zombie, che fa la sua inopportuna comparsa nel bel mezzo di un regolamento di conti. Ma anche i poliziotti che aprono le danze non sono certo dei santi, per non parlare dei nigeriani i quali, armi alla mano, ridono delle patetiche pistole del drappello di vendicatori e stupiti si chiedono "tutto questo a causa di un poliziotto?" come a rimarcare l'insignificante realt� della morte. Su un terreno cos� ricco di ostilit� e di rancore la deriva sociale pu� solo condurre all'automatismo delle uccisioni e alla rivendicazione di un'appartenenza che incute timore al solo parlarne ad alta voce. Figurarsi poi a urlare. Urla che sottolineano il fatto che con un nigeriano non � il caso di dissentire, o che invitano al banchetto orde di famelici, inconsapevoli morti, i quali rifiutano la loro condizione e continuano a camminare e, soprattutto a cercare cibo. Il tutto si traduce in un'inarrestabile epidemia, dal momento che chi viene morso muore e si rialza, come nella pi� classica delle tradizioni del film di genere: una volta instaurata una dipendenza in un consumatore, esso consumer� fino a morire e poi continuer� a consumare, contagiando tutti con la sua sola presenza. Fatti salvi i principi fondamentali alla base della rappresentazione del ritorno dalla morte, � possibile ravvisare in questa release alcuni tratti di un classico "polar" francese. Primo fra tutti la caratterizzazione dei personaggi. Lungi dall'essere anche solo vagamente influenzati dal buonismo degli eroi splendenti in armatura d'oltreoceano, i cineasti francesi hanno da sempre preferito una pi� realistica ambiguit� morale, sia nella rappresentazione dei buoni che in quella dei cattivi. Quasi un monito contro le contaminazioni manicheiste, spesso ree di una granitica scissione che non favorisce di certo nessuna sana identificazione coi personaggi. In La Horde per la verit� non solo sono tutti cattivi, ma alcuni sono anche piuttosto stronzi. La recitazione impeccabile dell'intero cast amplifica la sensazione dello spettatore di assistere a un fatto di cronaca leggermente enfatizzato dalla rappresentazione di stampo apocalittico, ma pur sempre credibile nell'ottica di una riuscita caratterizzazione culturale. Proprio come in REC, dove il substrato culturale rendeva realistico il contesto e donava spessore al racconto col semplice espediente di rifiutarsi di cedere alle mitizzazioni hollywoodiane. E se il noir francese ha regalato ai suoi protagonisti il fascino eroico della crociata solitaria, � dal poliziesco che vengono le bande di solidali colleghi che mettono a repentaglio la propria vita per un principio, in nome di una fratellanza che tutto trascende e fagocita. Proprio come le orde fameliche che invadono prima la periferia e poi l'intera citt�. Ci si immagina siano usciti proprio da quelle stesse mura fatiscenti che adesso fanno da ultima barriera contro l'appiattimento sociale indotto dalla morte. I buoni, che non esistono, e i cattivi che esagerano in ingenuit� dando le spalle al nemico appena fuori pericolo, sono l'ultimo baluardo di una societ� che trascende le motivazioni e sola indica la via nell'accettazione delle differenze contro l'inutile guerra alla diversit�. In questo senso la regia ispirata al ritmo di un trascinante videogioco, mette semplicemente in contatto mondi tra loro neanche pi� tanto diversi, in una celebrazione empatica del combattimento primordiale contro il contagio. Un contagio che finisce per unire chi non vuole appiattirsi e invita a fare quadrato a dispetto dei torti subiti o delle faide in corso. Ma senza dimenticare mai che, finite le ostilit� la lotta vera, quella per la definizione di chi avr� davvvero l'ultima parola, si continua svolgere imperterrita tra le macerie di un mondo che forse non � pi�, ma in cui sopravvive soltanto chi mantiene il controllo fino in fondo
Voto: 6,0
Anna Maria Pelella

Leggi i commenti Collabora con noi! Invia una recensione