Trama:
Io lo so perché lo sa Tyler.
Edward Norton è il consulente di una casa
automobilistica, dotato di una bella casa
arredata con tante cose desiderabili. Insomma,
lo stereotipo dell’uomo moderno: benestante,
insonne, ansioso, stordito dai continui
cambiamento di fuso orario. Non ricevendo aiuto
dalla medicina, si finge infermo e frequenta
gruppi di ascolto anonimi per malati terminali,
riuscendo a trovare la calma interiore grazie
all’esternazione delle proprie frustrazioni e
alla comprensione altrui, tanto da assuefarsi e
a non poterne fare a meno per dormire.
Durante uno viaggio di lavoro incontra Tyler
Durden (Brad Pitt), un eclettico venditore di
saponi che lo coinvolgerà nella nascita del
Fight Club, una palestra segreta in cui gli
atleti si picchiano a sangue per dare sfogo alle
proprie mortificazioni.
Lo sviluppo del Fight Club degenererà in un
progetto anarchico di ribellione al sistema,
chiamato Progetto Mayhem caratterizzato da atti
terroristici.
Proprio quando Tyler si renderà conto di ciò che
ha creato, la follia sarà ormai incontrollabile,
vincolata dalle stesse leggi che lui stesso ha
divulgato...
Recensione:
Quando il cinema tenta di riprodurre i
capolavori della penna, spesso sminuisce il
valore dell’opera stessa a causa di un lavoro
malriuscito.
Fight Club, invece, ricalca appieno il genio di
Palahniuk, riuscendo a migliorare, a detta dello
stesso scrittore, persino il finale.
Il film è uno dei tentativi meglio riusciti
dell’espressione del disagio e del consumismo
della società contemporanea.
Edward Norton, la cui anonimità ne evidenzia il
qualunquismo, rappresenta l’uomo moderno: si
trascina in una vita fatta di eventi ciclici che
svuotano di significato la sua esistenza e si da
al consumismo piì sfrenato per cercare
gratificazioni che la realtà non gli ha dato.
Tyler è la figura ribelle e anticonformista che
c’è in ognuno di noi, che si contrappone alla
bieca esistenza a tal punto da plasmare la
propria personalità, quella che ci spinge a fare
ciò che non avremmo fatto mai rovesciando i
valori che hanno sempre caratterizzato il nostro
pensiero.
Il film mostra le responsabilità delle scelte di
ognuno di noi: restare nell’anonimo
insignificante o decidere di ribellarsi
cambiando vita irreparabilmente, dimenticando di
essere stati ciò che ci ha sempre distinto.
Senza freni inibitori si può fare qualsiasi
cosa, persino impiantare un progetto anarco
insurrezionalista e produrre esplosivo con il
grasso umano.
Il capolavoro è assoluto e segue una linea
contigua dalla penna alla cinepresa: David
Fincher reinterpreta la trama del libro, creando
un’atmosfera che catapulta in un vortice di
oblio e totale delirio, grazie anche alle sue
tipiche sceneggiature da luci a neon e buio
pesto.
Anche la prestazione degli attori è ottima:
troviamo Brad Pitt in ottima forma ed Edward
Norton capace di calarsi appieno nella sua
parte.
C’è sempre follia in ogni genio. E forse, in
questo caso, sarebbe meglio dire che c’è sempre
genio in ogni follia: perché Fight Club è crudo,
cinico e inquietante.
Trama
e Recensione by Steephan-OI:
Edward Norton interpreta un uomo, la cui vita trascorre tra mobili Ikea, vestiti G. Armani e lavoro stressante e che, per uscire dalla depressione, partecipa alle terapie di gruppo per malati terminali. Essere l’unico sano tra i malati lo fa “rinascere”, almeno fino a quando non incontra Marla (interpretata da Helena Bonham) che, come lui, si finge malata per frequentare le terapie di gruppo. Un giorno il protagonista incontra Tyler Durden (Brad Pitt) che la inizia al fight club, una specie di boxe clandestina. Poi il fight club si evolve, dando vita al progetto Mayhem, cioè una serie di azioni eco-terroriste contro tutto ciò che rappresenta il “dominio” dei beni materiali. Alla fine il protagonista denuncia alla polizia l’intenzione di Durden di fare esplodere i piì importanti istituti di credito della città. Poi si rende conto che Durden non è altro che il suo alter ego e, per fermarlo, si spara. Si salva miracolosamente per vedere crollare gli edifici in cui sono state piazzate le cariche esplosive.
Recensione by Steephan-OI:
“Le cose che possiedi, alla fine ti possiedono!” questo è il tema dominante di Fight club. Il film presenta una società dove il comfort è l’unità di misura di un uomo che è schiavo dei beni materiali. Il fight club non è come la boxe, dove si perde o si vince. I membri del fight club combattono una “guerra spirituale” che ha uno scopo “rivoluzionario”: la riscoperta della forza vitale umana, annichilita dai Diktate della società contemporanea. Il fight club non è neanche un’elite di “prescelti”: “Tu non sei speciale! Tu sei solo la canticchiante e danzante merda dell’universo” continua a ripetere Durden ai suoi “discepoli”. Nonostante il fight club possa sembrare un’attività violenta, non lo è. Nella violenza della lotta corpo a corpo manca completamente la brutalità e la stupidità della violenza che scaturisce dall’interesse egoistico e dall’importanza personale. Il fatto stesso che il fight club non abbia scopo di lucro, rivela il suo aspetto idealistico. Su questo sfondo “rivoluzionario” si svolge la vicenda del protagonista, schiavo di ciò che la società gli ha imposto come l’unico modo per essere qualcuno, e il suo alter ego, libero da tutto, attivo e senza limiti. Fight club procede in modo coerente fino a quando il protagonista decide di fermare l’alter ego. Dato che il film è un’esplicita critica “sovversiva” allo stile di vita americano (e occidentale), Fincher ha fatto in modo che il rimorso del protagonista trionfi (quando si spara per uccidere l’alter ego), anche se ciò non impedisce il crollo degli istituti di credito nel finale.
Voto: 10,0