
Recensione di:
Duke Nukem 3D
Voto: 9,5
: Gik25
Una
recensione dedicata ai fan di questo capolavoro della
3DRealms
Premessa
Duke Nukem uscì nel lontano 1996, fu valutato da tutte le riviste del settore come uno dei migliori sparatutto di tutti i tempi. The Games Machine gli assegnò 96, Ludus 9, Gamespot 8,8.
Col passare del
tempo molti sono gli sparatutto e gli fps (first person
shooter) che ne hanno
calcato le orme, molti copiandolo, molti cercando di
superarlo. Nonostante siano passati sette anni, e
nonostante siano usciti moltissimi titoli, alcuni dei
quali sono indubbi capolavori, chi ha provato Duke Nukem
3D non lo dimentica, e ancora oggi le sensazioni e i
ricordi affiorano alla memoria.
Recensione
Ma… cosa aveva Duke di così speciale da renderlo eterno?
A chi non lo
conosce, Duke Nukem, potrebbe sembrare solo l’ennesimo
clone di Doom; ma non è così. Duke è un gioco praticamente
unico nel suo genere, curatissimo nel dettaglio e
soprattutto è divertente. Tra i titoli che sono seguiti a
questo gioco figurano Quake, Quake 2, Unreal, Sin,
Half-life, Soldier of Fortune uno e due, Serious
Sam, Wolfenstein, Project IGI, Unreal 2 e molti altri.
Tralasciando i molti di carattere militare e strategico
(Project IGI, Rainbow Six ecc) troviamo alcuni titoli che
hanno cercato di ricreare la fama di Duke Nukem
riproponendo un personaggio, scafato e tamarro, ma
simpatico come Duke (si veda ad esempio Serious Sam).
Purtroppo però il carisma di Duke era ben altra cosa, e
il personaggio non è l’unico punto forte di questo
capolavoro.
Come mai titoli
pubblicizzati come capolavori e dotati di una grafica
altissima non convincono i fanatici del duca? Mi ricordo
quando giocai Unreal: comprai il computer dell’ultima
generazione: PII300 e Voodoo 2. Ma quando finii di
giocarlo, nonostante la grafica mozzafiato, non ero
convinto. Ritenei che fosse colpa della mia età, e reputai
che ormai per me fosse impossibile divertirmi ancora con
uno sparatutto. Più tardi uscì Half-life e cambiai idea…
ma è un’altra storia.
Quello che capii allora però mi fu fondamentale per
comprendere i veri punti di forza di Duke Nukem.
I punti di forza
Duke Nukem non
ha introdotto solo un personaggio carismatico che
faticheremo a dimenticare, ma anche e soprattutto la più
completa interazione con l’ambiente che si sia mai vista
in uno sparatutto, nonché un’ambientazione
verosimile e coinvolgente.
In DN3D potete tirare l’acqua nel bagno, accendere le
luci, romperle, aprire le porte e alcuni mobili e molto,
molto altro ancora. Inoltre in questo gioco è possibile
rompere o far esplodere praticamente ogni cosa: estintori,
bombole, idranti, specchi, vetri e addirittura pareti. In
quale altro videogame è possibile fare una cosa simile?
E cosa dire dei “sector effector”? In Duke molte zone,
chiamate appunto settori, si muovevano o cambiavano.
Pensate ad esempio ai canion che franavano, settori che
giravano, bombe che esplodendo creavano cunicoli nella
roccia, zone che si inondavano stanze che cambiavano forma
e molto altro ancora.
Duke Nukem, al contario dei più acclamati capolavori,
presentava un ambiente dinamico e interattivo. Pensate ai
pulsanti, alle combinazioni, alle sedie elettriche, agli
ascensori ai grattacieli che crollano in quale videogame
si ritrova qualcosa di simile?
Senza contare l’ambientazione. Chi di voi non ricorda il
primo livello di Duke (il cinema), o il terzo con la sedia
elettrica e il sommergibile. Credo che ogni persona che ha
giocato a Duke
Nukem ricordi perfettamente ogni singolo angolo di ogni
livello. Chi invece distingue a memoria il secondo livello
di quake dal terzo? Chi ricorda il quarto livello di
unreal? Nessuno.
I livelli di Duke Nukem, soprattutto i primi, erano
fortemente caratterizzati. Si distingue chiaramente il
luogo in cui ci troviamo: un cinema, un negozio di
alimentari, una strada, le fogne, una discoteca o una
prigione. Inoltre la struttura di ogni livello era
veramente curatissima, tutte le parti di un livello erano
infatti in perfetta sintonia. I level designer di Duke
avevano fatto veramente un ottimo lavoro e non possiamo
dire altrettanto per la maggior parte degli altri fps
considerati capolavori.
Altro punto di
forza di Duke Nukem sono le musiche. Stupende,
coinvolgenti veramente ben fatte. Senza la musica
difficilmente Duke sarebbe stato il capolavoro che è.
Coinvolgono il giocatore, gli permettono
di immedesimarsi nel protagonista.
Ma sebbene ogni
parte di Duke fosse ben curata l’insieme era più della
somma delle parti. Il coinvolgimento che si prova nel
giocare questo gioco è raggiunto solo da pochissimi giochi
come Half-life, Metal Gear Solid o Sprinter Cell. Ma nel
campo degli sparatutto i videogame comparabili con Duke si
contano veramente sulla punta delle dita.
Molti non saranno d’accordo, ma abbandonatevi per un
attimo ai ricordi e ripensate al terzo livello: la
prigione. Inizia che siete sulla sedia elettrica, con una
musichetta stupenda, scoprite di essere disarmati. È
veramente stupendo credo che non scorderò mai la tensione
e il terrore nello svoltare ogni angolo. E la musica
faceva venire i brividi.
Infine Duke Nukem ha introdotto numerosissimi “gadget” come ad esempio gli specchi, gli interruttori, le telecamere, le bombole, gli estintori, i monitor di sorveglianza, le porte laser, vasi, vetri e molto altro ancora. Bisogna ammettere che la curiosità era una delle caratteristiche che ci spingeva a continuare per scoprire cosa altro si poteva trovare.
I punti deboli
Ma Duke Nukem
aveva anche dei difetti. E volendo
essere oggettivi non sono affatto trascurabili: il gioco
era diviso in tre episodi formati ognuno da circa sei
livelli. Il primo episodio, ottimamente realizzato,
resterà per sempre nei nostri cuori, ma gli altri due
lasciavano molto a desiderare.
Il primo era ambientato a Los Angeles, curatissimo e
realistico, il secondo su un astronave e il terzo in
Giappone. Innanzitutto le prime sei armi di DN3D si
trovano nel primo episodio e soltanto quattro negli altri
due, inoltre erano armi utilizzate poco e non molto
carismatiche (al contrario delle prime) inoltre c’erano
pochi mostri nuovi; praticamente due. Veniva quindi a
mancare una componente indispensabile di ogni videogioco;
quella che ci spinge ad andare avanti, a lottare anche
quando ci blocchiamo, a continuare a giocare dopo tante
ore di gioco: la curiosità.
Penso che solo
il primo episodio possa essere considerato facente parte
del gioco.
Gli altri due sono stati aggiunti per allungarlo un po’.
Ma non sono nemmeno lontanamente all’altezza del primo.
Concludendo posso solo dire che finora nessuno sparatutto ha superato Duke Nukem nel suo campo. Nessuno è così pieno di cose interattive e nessuno presenta un personaggio tanto carismatico. Però alcuni hanno battuto il duca in altri campi: la grafica (in particolare Unreal), e il gameplay (Half-life). Prossimamente intendo quindi dedicare anche a questi giochi una recensione ad honorem J
Voto: 9,5