Departures

Departures
Titolo originale: Okuribito
Produzione: Giappone
Durata: 130
Genere: Drammatico
Regia: Yojiro Takita
Uscita: 2009-05-07
Attori principali: Masahiro Motoki, Tsutomu Yamazaki, Ryoko Hirosue, Kazuko Yoshiyuki, Kimiko Yo, Takashi Sasano, T?ru Minegishi, Tetta Sugimoto, Yukiko Tachibana, Tatsuo Yamada
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- Voto: 9.5/10 (8 voti)

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Trama:
Daigo Kobayashi suona il violoncello in un'orchestra di Tokyo. Quando questa viene sciolta decide, con sua moglie Mika, di tornare nella sua citt� natale. L� accetta, all'insaputa di Mika, un lavoro come cerimoniere funebre. Il contatto con la morte e la ritualizzazione dell'ultimo saluto ai defunti, se dapprima lo avevano spaventato, in seguito gli offriranno l'occasione di guardare alla vita da una prospettiva differente.
Recensione:
Daigo ha appena perso il lavoro, e questo prelude sempre ad un cambiamento della propria vita. Nel suo caso il tutto si traduce con la decisione di tornare al paese dei suoi genitori e l� ricominciare accettando un lavoro del tutto nuovo. Venduto il violoncello e accantonato cos� il suo passato, Daigo si trova di fronte alla scelta se accettare un lavoro come cerimoniere funebre, ben retribuito e di cui in parte teme l'impatto, o rimanere in attesa di qualcosa di diverso. Decide, soprattutto perch� travolto dal fervore del suo nuovo datore di lavoro, di cimentarsi nella composizione e nella vestizione rituale dei corpi prima della cremazione, ma senza avere il coraggio di parlarne con la moglie. Quello che per� Daigo aveva sottovalutato � l'effettivo impatto di un rapporto cos� ravvicinato con la morte. La vasta filmografia di Yojiro Takita comprende titoli che sono giunti anche in Europa, come il fantasioso The Yin Yang Master (Onmyoji 2001) e il suggestivo Ashura (Ashura-j� no hitomi 2005). Ma con questo Departures (Okuribito) il regista supera di molto i suoi lavori precedenti, rivelando una sensibilit� stilistica di rara intensit� e, collocandosi tra i pi� poetici cantori dell'ultimo cinema giapponese, vince un meritatissimo Oscar come miglior film straniero. L'intero racconto non � altro che la rappresentazione rituale dell'accettazione del destino ultimo, il quale se � pur vero che � condiviso da tutta l'umanit�, � comunque celebrato in maniere diversissime in ogni cultura. In Asia, e in particolare in Giappone, dove la cremazione � la pratica pi� diffusa, la vestizione e l'estremo saluto assumono connotati assai ritualizzati, dal momento che venendo meno l'inumazione e il successivo rituale della visita al sepolcro, si tratta dell'ultima occasione per i parenti di omaggiare il defunto e di salutarlo per sempre. Il corpo verr� successivamente cremato e le ceneri conservate sull'altare di famiglia insieme alla foto davanti alla quale verr� tenuto costantemente acceso un incenso. Se gi� nel capolavoro Vital del maestro Tsukamoto Shinya avevamo avuto modo di sbirciare attraverso il velo dell'universo sospeso tra il mondo attuale e quello fantasmatico di un Oltre che non conosce definizioni religiose sia pure di valenza consolatoria, in questo Departures ci troviamo davanti al passaggio come segno e simbolo di quello che � stato e del significato che ciascuno di noi assume nella propria vita agli occhi dei propri cari. Daigo rappresenta in parte lo spettatore che viene accompagnato nell'universo dell'ultimo saluto da un maestro cerimoniere, il quale attraverso la celebrazione dell'antico rito della vestizione, rende solenne il passaggio e tollerabile la separazione dai defunti. Il rituale della vestizione � uno dei momenti pi� poetici del racconto, e se dapprima sia lo spettatore che il protagonista si avvicineranno con certo timore alla pratica rituale che rivela la caducit� dell'esistenza, sar� con un certo sollievo che, successivamente entrambi scopriranno il valore catartico di un processo teso a rendere solenne l'inevitabile saluto. Attraverso l'acquisizione della tecnica e la padronanza del rituale Daigo imparer� a guardare alla vita da una prospettiva nuova e questa capacit� gli torner� utile nel momento del recupero del suo passato e della storia familiare interrotta e perduta lungo il cammino. L'incontro con il padre che lo aveva abbandonato e che da morto lui non riconoscer�, sar� segnato dall'acquisita capacit� di perdonare e di decidere a partire da se' stessi e non pi� dal rancore accumulato negli anni. La bellissima fotografia e la regia sobria suggeriscono una dimensione altra, alternativa al mondo degli affanni quotidiani e del continuo inseguimento dei propri obiettivi. E la misurata intepretazione di Masahiro Motoki stabilisce quella complicit� con lo spettatore che sola rende comprensibili le scelte esistenziali di un uomo semplice e l'infinita capacit� di trasformazione dell'animo umano.
Voto: 7
Anna Maria Pelella

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